Fido amico dell'uomo, un legame speciale lungo 40mila anni

Gli studi scientifici, l'uomo e il cane vivono insieme da migliaia di anni

Per quarantamila anni il legame tra l'uomo e Fido è stato un susseguirsi di testimonianze e storie di un'amicizia davvero speciale.  In tutto questo tempo sono cambiate le abitudini e le mode che hanno visto protagonisti gli amici a quattro zampe nella nostra vita, ma la complicità tra il cane e il genere umano non è mai cambiata e si perde nella notte dei tempi.

Fido il lupo 2

Un'amicizia che ha resistito a ogni avversità. Lo dicono una serie di studi scientifici che, supportati dai risultati di importanti scavi archeologici, hanno dimostrato che l'uomo e il cane vivono insieme da migliaia di anni. Almeno quarantamila.

La separazione dal lupo, la divisione in razze e l'addomesticamento

A questa conclusione sono giunti i ricercatori della Stony Brook University di New York, secondo i quali il cane si sarebbe separato dal lupo tra i 37mila e i 41mila anni fa. Dopodichè gli antenati del moderno Fido si sarebbero separati per dare vita a diverse razze, dal sud est asiatico, all'Europa fino all'Africa. La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature, racconta anche di un primo cane addomesticato: un fossile di canis lupus familiaris, risalente a 14.700 anni fa. Ma ci sarebbero indizi che farebbero risalire l'amicizia tra Fido e l'essere umano a molto prima, indizi confermati anche da altre ricerche.

Fido il lupo

Secondo uno studio dell'Accademia delle Scienze russa, alcuni resti fossili ritrovati negli anni Settanta in una grotta in Siberia sarebbero appartenuti a cacciatori preistorici e ai loro amici a quattro zampe vissuti all'incirca 35mila anni fa. Uomo e cane erano apparentemente molto diversi. Ma erano due mammiferi, entrambi si radunavano in tribù o in branchi e avevano espressioni e comportamenti molto simili.

Dal Rinascimento Fido entra nei dipinti accanto al padrone

Quel legame profondo ha resistito al tempo, si è evoluto e ha oltrepassato i secoli. Il vero cambiamento nelle dinamiche relazionali tra l'uomo e Fido, secondo numerosi studi sociologici, avvenne nel Rinascimento. Da qui in poi il cane non è più uno strumento di supporto all'economia della società, non è più un compagno utile alla guerra e al combattimento. Eppure resta accanto all'uomo e l'uomo lo vuole accanto a sè e inizia a considerarlo un membro della famiglia. Tanto che in numerosi dipinti, i nobili e poi i borghesi, iniziano a farsi ritrarre con il loro inseparabile amico a quattro zampe.

L'amicizia oltre il tempo raccontata nei film e nei libri

Un'amicizia autentica giunta ai giorni nostri, senza tempo. Oggi la celebriamo in film e libri, siamo molto più attenti ai diritti dei nostri amici animali e la legge li tutela. L'attualità sembra avere consacrato come non mai questo profondo legame.

Fido il cane 2

Molte pellicole cinematografiche hanno incorniciato storie vere, come quella di Hachikō, il cane di razza Akita che mostrò al mondo la sua incondizionata fedeltà al padrone, il professor Hidesaburō Ueno. Dopo la morte improvvisa di Ueno, Hachikō si recò ogni giorno, per quasi dieci anni, ad attenderlo, invano, alla stazione di Shibuya, dove l'uomo prendeva abitualmente il treno per recarsi al lavoro. Una storia di devozione che racchiude tante altre storie di fedeltà assoluta di un legame che ha resistito ai secoli.

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Beatles, il 22 marzo 1963 usciva il primo album

Il primo album dei Beatles compie 55 anni

Il primo album dei Beatles "Please Please Me" uscì il 22 marzo 1963 e rimase in classifica per ben 30 settimane. Dieci dei quattordici brani dell'album furono registrati in un solo giorno, in data 11 febbraio 1963. La foto di copertina dell'album, fu scattata nell'allora quartier generale della EMI Limited. Tra i brani rimasti alla storia, ricordiamo "Please Please Me", "Love Me Do" e "Twist And Shout".

Storia del Gruppo musicale inglese

Il gruppo musicale inglese fondato a Liverpool nel 1960, composto da John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr, rimase attivo fino al 1970. Oltre 600 milioni di copie fra dischi e musicassette vendute in tutto il mondo. Risultano al loro attivo, undici album in studio, quattro dal vivo, trenta colonne sonore, ventidue singoli, sessantaquattro video musicali.

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Con l'arrivo dei Beatles il mondo conobbe una nuova rivoluzione culturale e musicale, la Beatles mania! Nonostante la scomparsa di due dei quattro membri della band, il gruppo può ancora vantare un enorme seguito di fans in tutto il mondo.

Fra mito e realtà

Informazioni discordanti sul gruppo o sui singoli componenti della band hanno creato falsi miti e credenze. Come la leggenda sulla scelta del nome "Beatles": John Lennon dichiarò di aver avuto da piccolo la visione di un uomo su di una torta fiammeggiante che gli disse: "voi sarete Beatles, con la A!".

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La presunta morte di Paul McCartney nel 1966 a causa di un incidente stradale, è una delle più note teorie di complotto sul mondo della musica e del rock in particolare. Presunti messaggi in codice nascosti dagli stessi Beatles hanno portato in molti a sostenere questa teoria. Ed ancora, lo spinello fumato dai quattro nei bagni di  Buckingham Palace nel 1965 quando furono invitati per ricevere la medaglia dell'ordine dell'impero britannico.

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Anna Magnani, 62 anni fa il primo Oscar in un film americano

L'Oscar della Magnani nel film 'La rosa tatuata' con Burt Lancaster

Anna Magnani, 62 anni fa, fu la prima e unica attrice italiana a vincere il premio Oscar in un film americano. Era il 21 marzo del 1956. La celebre icona del cinema italiano si aggiudicò l'ambita statuetta, come miglior attrice protagonista, nel film 'La rosa tatuata' di Daniel Mann con Burt Lancaster.

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Ma non fu presente alla cerimonia al Pantages Theatre di Hollywood per ritirare l'ambito premio. La Magnani era infatti rimasta a Roma ad accudire il figlio malato. Alle 5,30 del mattino le diedero la notizia al telefono. Sono passati ben 62 anni da allora, eppure l'amatissima interprete di 'Roma città aperta' e 'Mamma Roma' resta uno dei volti più amati del nostro cinema.

L'America ammirava già la vulcanica e viscerale 'Nannarella'

Quel film che le valse il primato, 'The Rose Tattoo' il titolo originale, aveva visto la Magnani nei panni di Serafina Delle Rose, emigrata dalla Sicilia, moglie di Rosario e madre di Rosa. Tutta l'italianità di 'Nannarella', anche se recitò in inglese, emerse potentemente. Forse era un pò fuori dai canoni hollywoodiani di allora, ma la Magnani fu davvero molto apprezzata dal pubblico d'oltre Oceano, affascinato dalla Sora Pina, protagonista viscerale e vulcanica di 'Roma città aperta'.

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Il film del 1945, diretto da Roberto Rossellini, fece infatti acquisire all'attrice romana quella notorietà internazionale che la rese una vera stella intramontabile. Tanto che fu tra le poche personalità del nostro Paese ad avere una stella nella celebre Hollywood Walk of Fame.

Il suo congedo dal cinema, con Fellini per le strade della sua Roma

L'ultima apparizione cinematografica di Anna Magnani, non poteva che avvenire nella città che l'aveva vista nascere. Era il 1972, con Federico Fellini nel film 'Roma', attraversò le strade della Capitale, che tanto l'aveva amata, rispondendo alle domande del celebre regista. Alla fine della pellicola 'Nannarella' sorrise e il portone si chiuse. Un anno dopo la notizia della sua morte.

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La Magnani, oltre all'Oscar, ha inoltre vinto due David di Donatello, cinque Nastri d'Argento, un Globo d'Oro, un Golden Globe, un BAFTA, due National Board of Review, un New York Film Critics Circle Award, una Coppa Volpi a Venezia e un Orso d'Argento a Berlino.

I tributi in Italia e all'estero, Anna Magnani celebrata nelle canzoni

Sono state molte le iniziative, in Italia e all'estero, per ricordare la celebre attrice. Per citare uno tra i tributi più prestigiosi ricevuti, quello del 2002 al MoMA di New York. Il Museum of Modern Art le dedicò una retrospettiva con la proiezione dei suoi 14 film più importanti.

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'Nannarella' è stata protagonista non solo di film, ma anche di canzoni. Pino Daniele dedicò a lei 'Anna verrà', mentre Gianni Togni inserì nell'album Bersaglio Mobile l'inequivoca 'Nannarè'. E ancora, Paola Turci, nel recente album "Il Secondo Cuore", ha omaggiato l'attrice concittadina con il brano di chiusura "Ma dimme te".

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Einstein e la teoria della relatività, 102 anni di rivoluzione

Lo spazio e il tempo secondo Albert Einstein

“Certe volte mi domando perché sia stato proprio io a elaborare la teoria della relatività. La ragione, a parer mio, è che normalmente un adulto non si ferma mai a riflettere sui problemi dello spazio e del tempo. Queste sono cose a cui si pensa da bambini. Io invece cominciai a riflettere sullo spazio e sul tempo solo dopo essere diventato adulto. Con la sola differenza che studiai il problema più a fondo di quanto possa fare un bambino”. Parola di Albert Einstein, che il 20 marzo 1916 pubblicò la sua teoria della relatività.

Il punto chiave della scoperta, relatività ristretta e relatività generale

Andando a fondo di questa scoperta rivoluzionaria, si deve partire da un punto chiave. Quando si parla di relatività ci si riferisce a due scritti di Einstein, uno precedente, datato 1905 sulla relatività ristretta, e uno di dieci anni dopo, sulla relatività generale, pubblicato nel 1916. Se la relatività generale si occupa della forza di gravità, (secondo tale teoria la gravità non è altro che la manifestazione della curvatura dello spazio-tempo), quella ristretta è una riformulazione ed estensione delle leggi della meccanica, ed è necessaria per descrivere eventi che avvengono ad alte energie e a velocità prossime a quella della luce. In particolare, la relatività ristretta, chiamata anche relatività speciale, fu presentata da Einstein per conciliare il principio di relatività galileiano con le equazioni delle onde elettromagnetiche.

Gli esperimenti che hanno confermato la teoria della relatività

Quello che Einstein aveva elaborato in termini di relatività generale, nel 1919 fu confermato dalle misurazioni dell'astrofisico Arthur Eddington effettuate durante un'eclissi solare. Tali misurazioni, effettuate in Brasile, dimostrarono che la luce emanata da una stella era deviata dalla gravità del sole. E successivamente, altri esperimenti astronomici hanno rafforzato ancora di più la teoria geniale di Einstein.

Einstein, genio dalle mille sfaccettature e curiosità

Sono tanti gli aneddoti attribuiti al padre della teoria della relatività. Einstein era un genio, con delle curiosità nascoste. Pare avesse iniziato a parlare tardissimo e che per questo fosse considerato lo 'stupido' della famiglia, amava suonare il violino e ascoltare musica classica. Odiava i calzini, tanto da non indossarli affatto, ma questo non gli avrebbe proibito di avere un flirt con Marylin Monroe. Altra curiosità, nel 1930 brevettò un frigorifero che non fu messo in commercio.

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Festa del papà, più date per la stessa ricorrenza

Il 19 marzo la festa del papà in Italia

La festa del papà è una ricorrenza assai diffusa in diverse aree del mondo. La data in cui si celebra la festa non è la stessa per tutti i paesi ma sono due quelle più diffuse. Il 19 marzo, il giorno di san Giuseppe, per i paesi di religione cattolica come l'Italia, la Spagna ed il Portogallo. In altri paesi come nel Regno Unito, in Francia e negli Stati Uniti si festeggia la terza domenica di giugno.

La prima volta documentata

Il 5 luglio 1908, a Fairmont in West Virginia, la chiesa metodista locale decise di istituire una festività per onorare e festeggiare la figura paterna. Fu però la signora Smart Dodd ad organizzare la festa per la prima volta il 19 giugno 1910 a Spokane, in occasione del compleanno del padre.

La tradizione nel Belpaese

Secondo la tradizione, san Giuseppe, oltre ad essere il patrono dei lavoratori, è anche il protettore dei poveri. In questa giornata si festeggia il passaggio dall'inverno alla primavera con il rito serale dei falò. Nella la festa del papà, letterine e lavoretti dei bambini sono accompagnate dalle zeppole di san Giuseppe e gli sfinci di san Giuseppe, due dolci tipici della tradizione italiana del centro sud mentre al nord Italia si festeggia con le ravioli dolci di carnevale e le frittelle di riso.

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Storie di Sicilia: la recensione sulle novelle brevi di Andrea Giostra

Persone e personaggi animano le 'Novelle brevi di Sicilia' di Andrea Giostra

La nostra recensione sulle Novelle brevi di Sicilia di Andrea Giostra (StreetLib Ed., Milano, 2017). Persone e personaggi, odori e sapori della terra baciata dal sole. Uno spaccato di vita siciliana quello raccontato da Giostra, ricca di contraddizioni, ma piena di scenari suggestivi per ospitare storie vere e quotidiane.

Novelle brevi di Andrea Giostra lungo mare

Storie dove il comico e il tragico quasi si fondono. Nelle novelle c’è questo e altro ancora.

Il Sindaco e la bigliettaia tra i volti raccontati

C’è la figura del Sindaco, che offre uno spaccato della politica ‘attiva’ nelle isole vulcaniche al centro del Mediterraneo. Del consigliere comunale dallo stretto dialetto messinese tanto da sembrare arabo. Della affascinante bigliettaia dal collo elegante e slanciato, nel suo ufficio dai mobili antiquati e immersa nella sua routine sempre uguale. Staccare biglietti per la ciurma di turisti giunti nella sua terra.

La figura di nonna Vita, filosofia e quotidianità nei suoi consigli

E ancora, la figura di nonna Vita, che racchiude i volti delle nonne del Sud, solari e piene di vita, appunto. Una donna che dall’alto dei suoi ottant’anni dispensa un consiglio che è la filosofia stessa della vita, godendone ogni attimo.

Novelle brevi di Andrea Giostra fichi d'india

Poi la novella dell’agosto a Palermo: facile immaginare la temperatura infuocata della città siciliana. Ma quello che emerge è la conversazione che si crea tra alcuni spettatori che assistono a un funerale.

Storie, appunto, dove il comico e il tragico quasi si fondono e ci fanno immaginare di essere lì, quasi protagonisti delle Novelle brevi di Sicilia di Andrea Giostra.

Valentina Marsella - #socialmediaitaly

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La motocicletta compie 149 anni, evergreen senza tempo

A vapore la prima motocicletta, i segreti del mito immortale

Al di là dei suoi anni, ben 149, la motocicletta resta un evergreen. Compagna inseparabile di viaggi e miraggi. In principio fu la bicicletta. Poi la passione per le due ruote, stavolta con un motore rombante, diede vita al primo brevetto, il bicicletto a motore alimentato a vapore, proprio il 16 marzo del 1869. La storia e il mito della due ruote più amata al mondo, la moto, sembrano non morire mai.

I padri della due ruote più amata al mondo, dal vapore al motore

Ma a chi si deve questa invenzione che ha rivoluzionato per sempre il mondo dei mezzi di trasporto? Ci sono più padri della mototcicletta a dire la verità. Il primo, l'ingegnere francese Louis-Guillaume Perreaux. Fu lui a depositare il brevetto, precisamente il numero 83691. Si trattava di un veicolo a due ruote funzionante a vapore, chiamato Vélocipede à Grande Vitesse. Mentre se parliamo di motocicletta dotata di motore a combustione interna, il padre fu l'ingegnere bergamasco Giuseppe Murnigotti, che nel 1879 creò una moto biposto alimentata a combustione gassosa. Un progetto che però non vide la luce, perchè il primo vero prototipo di motocicletta con motore a combustione interna fu realizzato materialmente nel 1885 da altri due padri. Gli inventori tedeschi, Gottlieb Daimler e Wilhelm Maybach.

Compagna di viaggio di icone del cinema e personaggi famosi

Un mito quello della moto che è andato di pari passo con il mito delle stelle del cinema e dei personaggi famosi che l'hanno resa una vera icona. Chi non ricorda Marlon Brando alla guida di una Triumph Tunderbird 6T del 1950, nei panni de 'Il selvaggio'? Clarck Gable, con la sua amata Harley Davindson del 1934, o James Dean che ebbe la sua prima moto a 15 anni, e che quando abbandonò l’università per intraprendere il percorso della recitazione, scambiò la sua amata CZ per una Royal Enfield. E ancora Steve McQueen, emblema di quella vita spericolata che gli ha fatto collezionare oltre 100 modelli diversi di moto.

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Il mito Olivetti, una mostra per celebrare 110 anni di creatività

La storia di Olivetti alla galleria nazionale d’arte moderna di Roma

Con le sue mitiche macchine per scrivere rivoluzionò non solo il mondo della comunicazione, ma inventò un nuovo modo di dettare legge su design,  grafica e soprattutto innovazione tecnologica. Parliamo del marchio Olivetti. Se pensiamo a una macchina per scrivere non possiamo che avere impressa negli occhi la Lettera22. Iconica, portatile e funzionale, compagna inseparabile del giornalista Indro Montanelli e di quanti l’hanno amata. Tanto da essere diventata regina di design, esposta nella collezione permanente al Museum of Modern Art di New York. E ora il mito Olivetti si celebra anche alla galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma, fino al primo maggio.

Oltre 300 pezzi unici e fotografie d'epoca

Fanno emozionare e rivivere un sogno tutto italiano gli oltre trecento pezzi unici che raccontano e celebrano i 110 anni dell’azienda emblema del made in Italy. Oggetti, con le mitiche macchine per scrivere in pole position, manifesti e fotografie d’epoca sono il cuore della mostra “Looking Forward. Olivetti: 110 anni di immaginazione”. Mostra curata da Ilaria Bussoni, Manolo De Giorgi e Nicolas Martino, con la collaborazione dell’associazione Archivio storico Olivetti.

Le macchine per scrivere: dalla Lettera22 alla rossa portatile Valentine

Oltre la Lettera22, tra le icone che raccontano il mito Olivetti tra le macchine per scrivere, fa capolino la M1. Forse la più importante. La prima ad essere sperimentata proprio da Camillo Olivetti, che attraverso i tasti del prototipo dei primi del ‘900, scrisse una lettera d’amore alla moglie. E la fiammante Valentine, meglio conosciuta come la ‘rossa portatile’, oggi praticamente introvabile. E ancora il Form200, registratore di cassa connesso e primo prodotto realizzato grazie al concorso Olivetti Design Contest promosso dall’azienda tra le maggiori università europee di design. Icone che vogliono celebrare una dopo l’altra la creatività con la C maiuscola di un grande imprenditore italiano. Creatività che allora aveva il volto delle macchine per scrivere, e oggi del digitale.

La mostra:

Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea
Via Gramsci, 69/73
Dal Martedì alla Domenica 10-18
Ingresso Gratuito/Fino al 1 maggio

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Addio al giornalista Piero Ostellino, ex direttore del Corriere della Sera

Penna liberale e originale, aveva guidato il Corsera dal 1984 al 1987

Piero Ostellino è stata una grande firma del giornalismo italiano. Penna liberale e originale. L'ex direttore del Corriere della Sera, è morto a 82 anni, lasciando al nostro Paese una grande eredità culturale. Ne ha dato notizia proprio il Corsera. Qui il giornalista era stato direttore dal 1984 al 1987. Nato a Venezia il 9 ottobre 1935, Ostellino si era laureato in Scienze politiche all'Università di Torino.

A Torino tra i fondatori del Centro Luigi Einaudi e della rivista ‘Biblioteca della Libertà’

Una città, Torino, che lo ricorda anche perché fu tra i fondatori del Centro di ricerca Luigi Einaudi e della rivista ‘Biblioteca della Libertà’, che aveva diretto fino al 1970. Dal 1990 al 1995 aveva guidato anche l’Istituto
per gli studi di politica internazionale (Ispi) di Milano ed era stato membro del comitato scientifico dell'Università della Carolina del Nord.

Dal 2015 Ostellino scriveva per Il Giornale

Approdò al Corriere della Sera nel 1967 e nel 1973 fu corrispondente da Mosca, poi nel 1979 da Pechino. Queste esperienze professionali furono per lui fonte di ispirazione, tanto da aver dato alla luce due libri. È stato anche autore di numerosi saggi di carattere storico e politico. Nel  2015, dopo 48 anni di collaborazione con il quotidiano di Via Solferino, Ostellino era passato a ''Il Giornale'', con enorme dispiacere del direttore del Corriere di allora. Ferruccio De Bortoli disse: "Ho fatto il possibile per trattenerlo. La considero una sconfitta personale".

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Le fake news su Twitter si diffondono più rapidamente della realtà

Fake news su Twitter sei volte più veloci della verità

Le fake news su Twitter corrono più velocemente della verità ed hanno il 70% in più di possibilità di essere ritwittate. Lo rileva uno studio del Massachusetts Institute of Technology (MIT) in collaborazione con Twitter. Sono stati presi in esame 126.000 tweet pubblicati da 3 milioni di utenti e ritwittati più di 4,5 milioni di volte. Lo studio ha dimostrato come le falsità si diffondano molto più rapidamente della verità.

Le bufale sulla politica sono le più veloci

Le bufale più veloci riguardano la politica che battono quelle su terrorismo, disastri naturali, finanza e scienza. Dallo studio emerge come le persone siano più propense a condividere contenuti inediti e le fake news siano confezionate come notizie fresche. Le persone che condividono notizie nuove, possono ottenere maggiore attenzione se sono le prime a diffondere informazioni prima sconosciute e sono considerate tra le più informate.

Il problema delle fake news, un danno spesso grave per la società

Il problema però non è tanto la velocità spesso supersonica delle fake news nella loro diffusione, quanto la loro diffusione stessa e i danni che possono creare alla società. Ecco perché gli esperti del web sono alla continua ricerca di strategie per arginare questo fenomeno che punta alla disinformazione.

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