Cinque anni senza Enzo Jannacci, re di Milano in scarpe da tennis

Il 29 marzo del 2013 ci lasciava un pezzo della musica, e non solo

Cinque anni senza Enzo Jannacci: il 29 marzo del 2013 ci lasciava uno dei protagonisti più geniali e mai banali della musica italiana, e non solo. Cominciò a cantare in dialetto milanese, un segno distintivo delle sue origini e dell'amore incondizionato per una città con cui quel legame viscerale non si è mai interrotto. A Milano il re in scarpe da tennis dedicò il suo primo album, agli inizi degli anni Sessanta, recitando in musica autentiche poesie. Da 'El portava i scarp del tennis' a 'T'ho compraa i calzett de seda', fino a 'Andava a Rogoredo'

L'intervista inedita del 1987, Enzo Jannacci ci sorprende ancora

A distanza di cinque anni dalla sua morte, Jannacci ci lascia in eredità i tanti messaggi di umanità contenuti nelle sue canzoni. Ma ci lascia anche una sopresa: un'intervista inedita del 1987 venuta alla luce di recente dalle stanze dell'Archivio Nazionale Cinema d'Impresa d'Ivrea. L'intervista verrà proiettata questa sera (29 marzo 2018) al Museo Interattivo del Cinema di Milano nella serata 'Il più grande di tutti', voluta per ricordare l'artista nel quinto anniversario della scomparsa. E anche qui viene fuori tutta la sua umanità, mentre dice che "I diversi sono quelli per cui noi siamo diversi".

Enzo Jannacci, re di Milano in scarpe da tennis

Umanità e ironia, l'importante è esagerare

Umanità ma anche grande ironia: nell'intervista inedita c'è tutto questo. Uno Jannacci con il suo volto inimitabile ma nelle sue mille versioni: sotto la doccia, a passeggio o sui pattini a rotelle mentre va su e giù nei reparti della Rinascente come se fosse a casa sua. E ancora Enzo in palestra o comodamente in sauna. Scene riprese per il programma TV 'L'importante è esagerare', mai trasmesse e ritrovate dopo anni come una reliquia, nell'archivio di Ivrea. I suoi versi dal linguaggio rivoluzionario, a tratti surreale e unico nel suo genere, riecheggiano ancora nella sua Milano, in Italia e nel mondo.

I cinque percorsi meneghini dedicati a Enzo Jannacci

Il legame tra Enzo Jannacci e il capoluogo meneghino è indiscutibile. Nato a Milano il 3 giugno del 1935, 80 anni dopo, il 26 settembre 2015 il Comune lombardo ha voluto celebrarlo inaugurando il Percorso Jannacci. Cinque punti d'interesse che rimandano all'opera del cantautore. Il primo, una targhetta commemorativa ispirata alla canzone 'E io ho visto un uomo', si trova in via Lomellina angolo via Sismondi. Il secondo, a opera dell'artista cubano Danis Ascanio vicino alla fermata del passante ferroviario Forlanini,  si trova proprio nel viale che percorreva il senzatetto della canzone 'El portava i scarp del tennis' e raffigura appunto un paio di scarpe da tennis.

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Il terzo e il quarto luogo, entrambi citati nella canzone 'La forza dell'amore' scritta da Dario Fo, si trovano in piazzale Susa angolo viale Campania e in piazza Martini 14. Infine il quinto luogo d'interesse, per ricordare la canzone 'Andava a Rogoredo' è un murale che decora il sottopassaggio tra via Rogoredo e via Orwell a opera degli artisti di strada Ste-Marta, Mister Caos e Francesca Pels.

Cinquant'anni di carriera al di fuori di ogni schema

Enzo Jannacci è stato un cantautore, cabarettista, attore e cardiologo italiano. Mille sfaccettature e cinquant'anni di carriera al di fuori di ogni schema. Per mettersi ogni volta in gioco, album dopo album (circa trenta quelli registrati), tra rock and roll, ballate, poesie e duetti indimenticabili. Come quello con Giorgio Gaber, simbolo di una Milano pronta a spiaccare il volo per diventare una grande metropoli. Una Milano fatta ancora di volti bizzarri e macchiette, dove c'era ancora la nebbia, una Milano che Jannacci ha sempre portato addosso come un vestito che gli calzava alla perfezione. Per la sua squadra, il Milan, Jannacci nel 1984 aveva scritto l'inno.

Enzo Jannacci, re di Milano in scarpe da tennis

Il re di Milano in scarpe da tennis era davvero unico e inimitabile. Una citazione, quella di Gianni Mura, lo descrive più di ogni altra: "Mettiamola così: Jannacci non ha mai rifatto il verso a nessuno e nessuno ha mai imitato Jannacci. E già questo lo isola. Può cantare canzoni di altri (da Fo a Chico Buarque, da Conte a Fortini) e altri possono cantare canzoni sue (da Tenco a Milva, da Mina a Lauzi), ma resta un isolato".

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