Giorgio Faletti: "Confesso che ho vissuto"

Il poliedrico Giorgio Faletti, scomparso quattro anni fa

Poliedrico ed eclettico. Scrittore, attore, cantautore e comico. Giorgio Faletti era tutto questo e molto di più. Scomparso il 4 luglio del 2014 a 63 anni, il volto di personaggi storici del 'Drive In' come Vito Catozzo e l'autore di capolavori letterari come 'Io Uccido', ha lasciato un segno indelebile del suo talento artistico versatile. Un personaggio unico e capace di reiventarsi e stupire. Quattro anni sono passati dal suo addio, racchiuso nelle pieghe de 'L'ultimo giorno di sole', un romanzo pubblicato dopo la sua morte grazie alla moglie, Roberta Bellesini Faletti. Un libro in cui saluta, senza citarla, la sua Asti, piccola Spoon River in riva al Tanaro e si congeda dal suo amato pubblico e dalla vita. Giorgio Faletti, che ha combattuto con la forza di un leone contro un male incurabile, poche ore prima di andarsene, sul suo profilo Facebook, aveva scritto: "A volte immaginare la verità è molto peggio che sapere una brutta verità. La certezza può essere dolore. L'incertezza è pura agonia".

Giorgio Faletti, come raccontava lui stesso, era cresciuto in una casa modesta al numero 33 di Corso Torino. "Ma uno nasce dove indica il destino. Cinquanta chilometri in là - diceva - e avrei potuto chiamarmi Agnelli, invece sono, senza rimpianti, figlio di Carlo Faletti. Mio padre era ambulante, mia madre sarta. Vivevano in periferia, quando raggiungevano il centro dicevano seri: 'Andiamo ad Asti'. Se uscivo dalla porta principale avevo il viale, sul retro si spalancava il Far West. La pianura, il ponte, la ferrovia, la libertà. La sera, in cortile, i grandi tornati dal lavoro giocavano con i più piccoli a pallapugno. Nessuno aveva niente e ogni cosa era pulita, vivace, meravigliosamente semplice". La sua educazione alla lettura era nata nella cantina del nonno, ma non gli piaceva studiare. "La laurea in Giurisprudenza l’ho presa solo per non deludere mio padre", e infatti invece di fare l'avvocato aveva aperto un'agenzia pubblicitaria. A ventisei anni Giorgio, con la vena comica nel sangue, approda al palcoscenico.

Dal 'Drive in' a Sanremo, successo dopo successo

La favola della popolarità di Giorgio Faletti nasce negli anni Ottanta tra le gag grottesche e surreali del 'Drive In'. Quando veste i panni di Vito Catozzo, una guardia giurata che non azzecca un congiuntivo e che scandisce quegli sketch che raccontano l'Italietta con l'indimenticabile 'Porco il mondo che c'ho sotto i piedi!' (espressione diventata poi un titolo di un suo libro). A Vito Catozzo, vigilante sprezzante del pericolo tra i paradossi della quotidianità, seguono altri buffi personaggi. Da Carlino a Suor Daliso, fino al testimone di Bagnacavallo. Fianco a fianco di Zuzzurro e Gaspare recita in 'Emilio' dove dà vita a un'altra maschera grottesca: Franco Tamburini, stilista di Abbiategrasso. Poi un giorno si fa male a un ginocchio, sta fermo per due mesi e qualcosa cambia. “Sentivo che quello che stavo facendo non mi bastava più. Ma, mentre ero sicuro di quello che non volevo, non sapevo ancora che cosa avrei voluto fare".

Di lì a poco Giorgio Faletti, pur percependo la differenza "tra essere un musicista, e l’essere, come me, un musicale", si mette alla prova nella nuova veste di cantante. Il primo album 'Disperato ma non serio' lo produce Mario Lavezzi e vende ottantamila copie. Da qui sarà un'escalation di successi. Nel '94 arriva secondo al festival di Sanremo con 'Signor tenente'. I giornalisti accreditati lo acclamano assegnandogli il Premio della critica per quel brano, ispirato alle stragi di Capaci e di via D'Amelio, che poi l'autore inserisce nell'album 'Come un cartone animato' che gli procaccierà il primo disco di platino per le vendite. Scrive anche canzoni per Angelo Branduardi, Fiordaliso, Gigliola Cinquetti e Mina. Con 'L'assurdo mestiere' altra canzone sanremese diventata poi un album, l'artista dalle mille sfaccettature conquista il Premio Rino Gaetano riservato alla componente letteraria delle canzoni. Ma non è finita, la carriera di Faletti sta per prendere una nuova, sorprendente, piega.

Giorgio Faletti scrittore, l'esordio con il bestseller 'Io Uccido'

"Mi sono reso conto che potevo esprimermi in altri modi. Ho iniziato a scrivere raccontini seriamente, li ho fatti leggere a qualcuno che mi ha esortato a cercare un editore. Ma il primo che ha avuto in mano 'Io Uccido' neanche mi ha considerato: chissà se se n’è mai reso conto?". Se lo chiedeva Giorgio Faletti, soprattutto dopo l'esordio, nel 2002, come scrittore. Con 'Io Uccido', thriller sorprendente che vende oltre quattro milioni di copie, giudicato un autentico capolavoro, inizia questa nuova avventura di successo e gioia. Gioia interrotta momentaneamente da una dramma. L'artista viene colpito da un ictus, che supera fortunatamente senza conseguenze. Nel 2004, con grande dedizione e determinazione, esce un secondo romanzo, 'Niente di vero tranne gli occhi', che bissa il successo del primo e ancora sbalordisce i critici. E poi un libro dopo l'altro, testi tradotti in venticinque lingue.

Non è ancora finita: comico, cantante, scrittore e infine attore. L'occasione arriva nel 2006, quando Giorgio Faletti esordisce come attore, non più comico, interpretando Antonio Martinelli. La parte del professore di 'Notte prima degli esami' con un cuore celato dietro un'apparenza spietata, gli vale la nomination al David di Donatello come migliore attore non protagonista. Nel 2009 ottiene una parte in 'Baarìa' di Giuseppe Tornatore e poi ne 'Il sorteggio' di Giacomo Campiotti, che gli affida il ruolo di un eccentrico sindacalista. E poi ancora libri, che scriveva tenendo in bocca una vecchia pipa: "Con un duplice risultato: non fumo sigarette e fa molto scrittore da un punto di vista iconografico". E infine l'autobiografia 'Da quando a ora', dove Giorgio si racconta e racconta "la gente". Quella che lo ha amato in ogni sua sfaccettatura e che ha ispirato ogni singolo attimo della carriera di questo artista straordinario. Sorride ancora con la pipa in bocca e un testamento, che appare tra le righe del suo website: "Confesso che ho vissuto".

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