Fanfara e piume al vento, stanno arrivando i Bersaglieri

I Bersaglieri compiono 182 anni

L'inseparabile fanfara, il cappello piumato e l'inconfondibile colore cremisi del 'fez', il copricapo con la nappa azzurra dondolante. Fate largo, stanno arrivando i Bersaglieri. L'unica banda al mondo ad esibirsi a passo di corsa. Specialità della fanteria dell'Esercito italiano nata il 18 giugno del 1836 su proposta del capitano Alessandro Ferrero della Marmora, istituita dal re Carlo Alberto di Savoia. Una corsa quella dei 'fanti piumati', legata secondo la tradizione popolare alla breccia di Porta Pia. L'ingresso a Roma, che doveva avvenire a passo di carica, divenne spontaneamente una corsa dei soldati. Ma il primo battesimo del fuoco, per quella fanteria leggera dall'inedita velocità e versatilità, fu l'8 aprile 1848. Nella battaglia di Goito durante la prima guerra di indipendenza italiana. Dotato di ampia autonomia operativa, il corpo era formato da uomini addestrati alla corsa ed al tiro con moderni fucili a retrocarica. Pronti a sconvolgere i piani dell'avversario, con azioni di disturbo o in contrasto alla cavalleria per romperne la carica.

Ma quello che contraddistingue i fanti con la fanfara è il cappello piumato o vaira, in onore di Giuseppe Vayra che per primo vestì la divisa del corpo. Anche nella Marcia ufficiale dei Bersaglieri (la versione 'Flik Flok' riarrangiata e suonata oggi) che 'Vanno rapidi e leggeri quando il vento sul cappello fa le piume svolazzar', c'è un accenno a questo particolare emblematico della divisa. Quel cappello che si porta inclinato sul lato destro in modo da tagliare a metà il sopracciglio fino a coprire il lobo dell'orecchio. Il piumetto è composto di penne spesso naturali, per lo più quelle di cappone nero anziché quelle rare di gallo cedrone, come erroneamente si è spesso creduto, trattandosi di una specie protetta. E ancora, il cappello circolare ed ampio all'inizio veniva usato come protezione dal sole per l'occhio destro, quello che aveva il compito di mirare. Infatti, quasi tutti i cacciatori dei vari eserciti, all'epoca della formazione del corpo, ricoprivano il berretto di penne e pennacchi.

La storia dei bersaglieri nei particolari della divisa

Quella corsa dei Bersaglieri che ha attraversato secoli, mode ed epoche, è impressa anche nel loro fregio. In metallo, di colore oro: bomba da granatiere con fiamma a sette lingue, cornetta da cacciatore e due carabine intrecciate. La particolarità del trofeo è la fiamma, che non sale dritta come per le altre armi, ma è inclinata e fuggente. Un richiamo indubbio alla corsa dei bersaglieri. Altro inseparabile accessorio dei fanti piumati è il fez, il copricapo color cremisi con la 'ricciolina', la nappa azzurra con il cordoncino che dondola da una spalla all'altra. Il nome fez ha la sua origine in Marocco, ma i Bersaglieri lo incontrarono in Crimea (1855). Qui gli Zuavi, reparti speciali del Corpo di spedizione francese, entusiasmati dal valore dei Bersaglieri dimostrato nella battaglia della Cernaia, offrirono il loro copricapo in segno di ammirazione. Dopo la vaira piumata il fez diventò, ed è tuttora, un elemento tipico del Corpo.

Il regolamento disciplina il trattamento del fez: non dev'essere riposto in tasca, né arrotolato in mano, né piegato sotto la spallina. Il colore è quello storico, il cremisi, che comparve nelle mostreggiature e filettature della prima giubba di panno azzurro-nero della truppa, e nelle spalline, colletto, bande e manopole degli Ufficiali. Oggi è conservato nelle fiamme. A Torino, nel 2011, fu presentato un nuovo basco nero che prese il posto del tradizionale fez, che resta il copricapo per la truppa. I guanti neri vennero adottati invece, nel 1839, a soli tre anni dalla fondazione del Corpo a simboleggiare lo sprezzo della morte. La Marmora li volle così perché quelli sperimentati nello stesso anno, blu scuro come la divisa, perdevano il colore. Inoltre all'epoca il guanto calzato era un segno di classe signorile.

Non c'è sfliata senza fanfara per i bersaglieri di La Marmora

Non c'è sfilata senza la fanfara, nata con la prima compagnia di Bersaglieri, il primo luglio del 1836. Quando i fanti piumati per la prima volta uscirono dalla caserma Ceppi di Torino al suono di questi festosi strumenti musicali. Lo scrittore Quarenghi definì la fanfara 'una marcia allegra, vivace e tale da far venire la voglia di correre anche agli sciancati'. Il suonatore di fanfara, infatti, è addestrato a suonare a pieni polmoni e a passo di corsa, poiché deve essere ascoltato da tutto il reparto. Da Statuto, i Bersaglieri non possono eseguire una sfilata in mancanza della fanfara. Inizialmente per ogni compagnia erano previste tredici trombette e un caporale trombettiere. Ma con il tempo si sono aggiunti altri strumenti a fiato.

Con la carabina sulla spalla sinistra e con i corni da caccia nella destra, tutti insieme, i Bersaglieri ricordano la presa di Roma il 20 settembre 1870. Quando attraverso la breccia di Porta Pia, entrarono in città e misero fine al potere temporale del papato. 'Niente resiste al bersagliere', sta scritto a chiare lettere sul monumento a Porta Pia. Perché 'i Bersaglieri di La Marmora', come vennero soprannominati alla nascita del corpo, rimangono il simbolo dell’epopea risorgimentale, ma anche dei conflitti mondiali. Non si può fare a meno di ricordare una compagna inseparabile di quegli anni a cavallo delle due guerre: la bicicletta, con tanto di porta sciabola anteriore e borsetta porta attrezzi sotto la sella. Scomparve nella seconda guerra mondiale dopo 45 anni, nel ricordo del sacrificio dei battaglioni piumati dei ciclisti del primo conflitto. Al bersagliere immortalato nella sua corsa perenne a Porta Pia, e a tutti i Bersaglieri (con un'allusione in particolare ai ciclisti) sono dedicati i versi di Gabriele d'Annunzio: 'La mia ruota in ogni raggio è temprata dal coraggio. E sul cerchio, in piedi splende la Fortuna senza bende'.

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