La 24 Ore di Le Mans, la corsa di un giorno che vale una carriera

Il 26 maggio del '23 prese il via la nota gara sul Circuit de la Sarthe

'Quando uno corre vive, e tutto quello che fa prima o dopo, è solo attesa', diceva Steve McQueen nel film del '71 'Le 24 Ore di Le Mans', ambientato sulla pista del leggendario Circuit de la Sarthe, in Francia. Qui dal 1923, esattamente dal 26 maggio di novantacinque anni fa, si svolge la 24 Ore di Le Mans. Una gara che dura un solo giorno, ventiquattro ore che possono valere un'intera carriera. E Steve McQueen ha racchiuso in quella frase, che lui stesso volle introdurre nel copione del film, tutta l'adrenalina che si prova quando si ha il piede sull'acceleratore. La pellicola che racconta una delle gare automobilistiche più note, era stata girata, non a caso nel 1970. Il primo anno senza la storica partenza. Quella in cui i piloti parcheggiavano la propria quattro ruote da un lato e si posizionavano dall'altra parte della pista.

Fino all'edizione del '69 funzionava così: alle 15, ora del via, i piloti attraversavano la strada di corsa, salivano in macchina e partivano. Ma per la fretta in molti non allacciavano le cinture. Così per questioni di sicurezza, si decise di eliminare questa pratica. Fu il pilota Jacky Ickx, a mostrare al mondo i rischi di questa partenza, camminando lentamente in pista, per poi entrare in auto e allacciarsi correttamente le cinture di sicurezza. Nonostante questo ritardo, riuscì a vincere la gara. Purtroppo al primo giro, il pilota britannico John Woolfe, rimase ucciso. Così dal '70 i piloti, al segnale di partenza erano già seduti nelle loro auto, con le cinture saldamente allacciate. Quello fu l'anno in cui fu girato il film. Acune cineprese furono installate su una Porsche 908 regolarmente iscritta alla gara, e l'auto guidata da McQueen era la Gulf Porsche 917 K n. 20 ufficiale.

La 24 Ore di Le Mans, quasi un secolo di storia

Nei primi anni della competizione la casa automobilistica che collezionò più vittorie fu la Bentley, che tra il '24 e il '30 se ne aggiudicò cinque. Mentre a cavallo dei primi anni Trenta, fu il trionfo dell'Alfa Romeo con versioni diverse del modello 8C: tra i piloti che la condussero alla vittoria, il leggendario Tazio Nuvolari, nel 1933, e Luigi Chinetti, protagonista della corsa dapprima come pilota e in seguito come team manager. Fu poi la volta dell'ingresso nell'albo d'oro della corsa di nomi come Bugatti e Lagonda, ad eccezione del 1936 in cui la competizione non ebbe luogo a causa di scioperi operai. Fino ad arrivare agli anni Sessanta, decennio dove due soli nomi si alternarono nell'Olimpo dei vincitori: Ferrari e Ford, che si aggiudicarono rispettivamente sei e quattro edizioni della 24 Ore.

In un duello personale Ford-Ferrari, la casa statunitense costruì la sua GT40, con l'intento dichiarato di sconfiggere la Scuderia del Cavallino, dopo che Enzo Ferrari respinse un'offerta di acquisto della sua compagnia. Ma il record di vittorie assolute nella storia della competizione spetta alla Porsche, con 19 trofei complessivi, seguita da Audi (13) e dalla Ferrari (9). L'unica casa giapponese ad aver vinto la gara fu la Mazda durante la 59esima edizione, nel '91. Proprio da quell'anno, entrò in vigore la 'moda' dell'impronta dei vincitori, un omaggio simile alla Hollywood Walk of Fame. Una scultura sui marciapiedi della città, con tanto di targa in bronzo con su incisi, oltre l'anno della vittoria, nomi, firma e calco di piedi e mani dei vincitori. Fu dedicata una placca anche a Jean-Pierre Jaussaud, Henri Pescarolo e Jacky Ickx, nonostante le vittorie fossero antecedenti al '91.

Aneddoti, omaggi e cifre della storica gara di endurance 

A detenere il record assoluto di trofei, il pilota danese Tom Kristensen, uno specialista delle gare di durata. Con il suo primato di nove vittorie, di cui sei consecutive, è stato soprannominato 'Mr. Le Mans'. Dietro la gara di endurance più famosa del mondo, organizzata dall'Automobile Club de l'Ouest, ci sono aneddoti e cifre. Quattro è il numero di ore minimo che ogni pilota deve guidare nel corso della gara, quattordici il massimo. Dieci il numero minimo di giri che ciascun pilota deve effettuare durante il test day nel caso partecipi alla gara per la prima volta o manchi dal circuito da almeno cinque anni. Uno sembra invece essere il numero più fortunato a Le Mans: le auto con questo numero hanno infatti vinto dieci edizioni. Inoltre il record di spettatori: quella del 2014 è stata l'edizione più frequentata, con oltre 266mila presenti lungo tutto il tracciato. E ancora, le dimensioni del tracciato: con i suoi 13,626 metri, è tra i più lunghi del mondo.

Tanti numeri per una competizione storica fatta di adrenalina, passione per i motori, omaggi e riconoscimenti. Ma anche incidenti e tragedie. La pagina più nera, quella dell'incidente del 1955: la Mercedes-Benz 300 SLR di Pierre Levegh finì tra la folla dopo un contatto con Lance Macklin. Fu una strage: Levegh e ben 83 persone morirono, altre 120 rimasero ferite. Dopo la tragedia furono cancellate gare come il Gran Premio di Germania, la Coppa Acerbo e il Gran Premio di Svizzera. La Mercedes si ritirò dalle corse in segno di rispetto per le vittime, e non vi fece ritorno fino al 1987. La Svizzera vietò addirittura le gare automobilistiche sul suo territorio, da allora fino al 2018, quando la legge è stata modificata permettendo le sole competizioni con veicoli elettrici. Una tragedia che diede forte impulso alla ricerca di sistemi per rendere più sicuri i circuiti, per gli spettatori e per i piloti.

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