Billie Holiday: 'Lady Day', la signora del blues

Cinquantanove anni fa la scomparsa di Billie Holiday

Non si limitava a cantare. Billie Holiday usava la voce come se suonasse uno strumento a fiato. "Cerco di improvvisare come Lester Young, come Louis Armstrong, o qualcun altro che ammiro. Quello che esce fuori è ciò che sento". La signora del blues, la cantante statunitense tra le più grandi interpreti musicali del Novecento, è ancora oggi leggenda e ispirazione per molti artisti. Scomparsa il 17 luglio del '59, con 'Lady Day' il jazz ha scoperto la voce come strumento. Oggi sembrerebbe quasi ovvio, ma allora non era così. Una gardenia bianca tra i capelli, sensuale come la sua voce. Le sue interpretazioni cariche di pathos, come se dietro i suoni e le parole tornassero a galla le troppe sofferenze del passato. Le violenze sessuali da bambina, la prostituzione da adolescente, l’eroina e l’alcol e l'esperienza del carcere. Eleanora Fagan, questo il nome di Billie all'anagrafe, era nata a Filadelfia nel 1915, da genitori non sposati. La ballerina Sarah Julia Fagan e il musicista e suonatore di banjo, Clarence Halliday, noto come Clarence Holiday.

Così Eleonora, che prese il cognome d'arte del padre e il nome in omaggio all'attrice Billie Dove, divenne Billie Holiday. Il padre la lasciò per seguire le orchestre itineranti con cui suonava. La madre, che lavorava come domestica a New York, l'affidò alla cugina che viveva a Baltimora. Trattata male dalla donna, per la cantante furono anni durissimi. A dieci anni fu vittima di violenza sessuale, così raggiunse la madre a New York, e cominciò a procurarsi da vivere prostituendosi in un bordello clandestino di Harlem. Guadagnava qualche soldo in più lavando gli ingressi delle case del quartiere. Non si faceva pagare solo dalla tenutaria del bordello, che in cambio le lasciava ascoltare i dischi di Bessie Smith e Louis Armstrong sul fonografo del salotto. Dopo un blitz della polizia fu arrestata e condannata a quattro mesi di carcere. Rimessa in libertà, per evitare di tornare a prostituirsi cercò lavoro come ballerina in un locale notturno. Non sapeva ballare ma fu assunta immediatamente quando la sentirono cantare.

Dai club di Harlem alla fama, la storia di 'Lady Day'

A quindici anni iniziò la sua carriera nei club di Harlem. In quel periodo le colleghe iniziarono a chiamarla 'Lady'. Perché si rifiutava di ricevere le mance dai clienti prendendo, come facevano tutte, le banconote tra le cosce. Nel '36 cominciò a incidere col proprio nome per l'etichetta Vocalion. Successivamente lavorò con grandi nomi del jazz come Count Basie, Artie Shaw e Lester Young, al quale fu legata da un intenso rapporto d'amicizia e per il quale coniò il soprannome 'Prez' (il presidente), mentre lui la ribattezzò 'Lady Day'. Con l'aiuto e il supporto di Artie Shaw, fu tra le prime cantanti nere ad esibirsi assieme a musicisti bianchi. Nei locali dove cantava, Billie doveva usare l'ingresso riservato ai neri, e rimanere chiusa in camerino fino all'entrata in scena. Una volta sul palcoscenico, qualsiasi discriminazione scompariva. Lei era 'Lady Day'. All'inizio degli anni Quaranta, con un matrimonio breve andato a rotoli e la morte della madre cadde nel tunnel della droga. La voce iniziò a risentirne, ma ciò non le impedì di realizzare eccellenti incisioni.

Nel '47 apparve nel film-musical 'New Orleans', accanto a Louis Armstrong, e nel film 'La città del jazz'. Poi la tournée in Europa, nel '54, e in Italia una sola volta, nel '58 a Milano, in un teatro di avanspettacolo. Il pubblico, non abituato al jazz, non gradì lo spettacolo e Holiday non poté nemmeno cantare tutti i brani in scaletta. Dopo il quinto pezzo fu fatta tornare in camerino. L'ultimo giorno di permanenza a Milano, fu organizzato dagli appassionati di jazz un concerto 'riparatore' al Gerolamo, in piazza Beccaria. Fu una vera ovazione. Qualche mese dopo la cantante scoprì di essere affetta da cirrosi epatica. Fu l'inizio del precipitare delle sue condizioni di salute. Il 15 marzo del '59, morì il suo vecchio amico Lester Young. I parenti di Young non la fecero cantare al suo funerale, e questo la turbò molto. Quattro mesi dopo, la notizia della morte di Billie Holiday. Da allora, è stata la fonte di ispirazione di numerosi artisti. Da Janis Joplin a Nina Simone, fino a Giorgia.

I tanti omaggi alla signora del blues

Gli omaggi a questa grande interprete di canzoni come 'God Bless the Child', 'Billie’s Blues', 'The man I love', sono stati tantissimi. Diana Ross ha ripercorso la sua storia nel film 'La signora del blues', tratto dalla sua autobiografia. Gli U2 le hanno dedicato 'Angel of Harlem': "Lady Day got diamond eyes, she sees the truth behind the lies" ("Lady Day ha occhi di diamante, vede la verità dietro le bugie"). Poi Lou Reed, che ha intitolato 'Lady Day' una delle sue più intense canzoni, dove emerge un crudo e ironico ritratto femminile, chiaramente ispirato alla leggenda di Billie Holiday. Da sempre omaggiata dalla compianta Amy Winehouse, che nel 2003, nel suo album di esordio, incise una cover della canzone 'There Is No Grater Love'. E ancora, la biografia illustrata dal titolo 'Mister and Lady Day: Billie Holiday and the Dog Who Loved Her', che racconta di uno dei grandi amori della diva del jazz. Il suo cane, un boxer di nome Mister.

Nel volume, i disegni eleganti e mai banali dell’illustratrice Vanessa Brantley Newton sono al servizio della narrazione di Amy Novesky che, senza mai soffermarsi sugli aspetti tragici della vita di Billie Holiday, regala al lettore tanti aneddoti sulla cantante e Mister: dalle passeggiate di notte, alle serate nei più rinomati club jazzisti di Harlem. Infine l'omaggio dello scrittore Stefano Benni, che ha composto e interpretato 'Lady Sings the Blues', graffiante ritratto della cantante. Un inedito, quello dello scrittore, in cui 'Lady Day' torna prepotentemente a raccontare la storia breve, dolorosa ma intensa e unica della sua vita. "E quando tornerete a casa dite, 'Ho sentito cantare un angelo, con le ali di marmo e raso. Dite il mio nome a tutti, non mi dimenticate. Sono la regina di un reame di stracci. Sono la voce del sole sui campi di cotone. Sono la voce nera piena di luce. Sono la lady che canta il blues. Ah, dimenticavo… e mi chiamo Billie, Billie Holiday'".

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